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164 xiii - la clemenza di tito


Servilia.   E ancor di noi

Tito si rammentò?
Publio.   Tutto rammenta;
provvede a tutto; a riparare i danni,
a prevenir le insidie, a ricomporre
gli ordini giá sconvolti... Oh, se il vedessi
della confusa plebe
gl’impeti regolar! Gli audaci affrena;
i timidi assicura; in cento modi
sa promesse adoprar, minacce e lodi.
Tutto ritrovi in lui: ci vedi insieme
il difensor di Roma,
il terror delle squadre,
l’amico, il prence, il cittadino, il padre.
Servilia. Ma, sorpreso cosí, come ha saputo...
Publio. Eh! Servilia, t’inganni:
Tito non si sorprende. Un impensato
colpo non v’è, che nol ritrovi armato.
          Sia lontano ogni cimento,
     l’onda sia tranquilla e pura,
     buon guerrier non s’assicura,
     non si fida il buon nocchier.
          Anche in pace, in calma ancora,
     l’armi adatta, i remi appresta,
     di battaglia o di tempesta
     qualche assalto a sostener. (parte)

SCENA V

Servilia sola.

Dall’adorato oggetto

vedersi abbandonar; saper che a tanti
rischi corre ad esporsi; in sen per lui
sentirsi il cor tremante, e nel periglio