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216 xiv - achille in sciro


SCENA VIII

Deidamia, indi Achille.

Deidamia. All’idol mio mancar di fede! Ah! prima

che altro sposo...
Achille. (con ironia sdegnosa) È permesso
a Deidamia l’ingresso? Io non vorrei
importuno arrivar. Come! tu sola?
dov’è lo sposo? A tributarti affetti
qui sperai ritrovarlo.
Deidamia.   E giá sapesti...
Achille. Tutto, ma non da te: prova sublime
della bella tua fede. A me, crudele!
celar sí nero arcano? a me, che t’amo
piú di me stesso? a me, che, in queste spoglie
avvilito per te... Barbara!...
Deidamia.   Oh Dio!
Non m’affligger, ben mio: di queste nozze
nulla seppi finor. Poc’anzi il padre
venne a proporle. Istupidii, m’intesi
tutto il sangue gelar.
Achille.   Pur, che farai?
Deidamia. Tutto, fuor che lasciarti. E prieghi e pianti
a svolger Licomede
pongansi in uso. Ei cederá, se vuole
salvar la figlia; e, quando ancor non ceda,
nulla speri ottener. Fu Achille il primo
che amai finora, e voglio
che sia l’ultimo Achille. Ah! mi vedrai
morir, cor mio, pria che tradirti mai.
Achille. Oh dolcissimi accenti! e qual mercede
posso renderti, o cara?
Deidamia.   Eccola: io chiedo,