Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. III, 1914 – BEIC 1885240.pdf/224

Da Wikisource.
218 xiv - achille in sciro


SCENA IX

Ulisse e detti.

Deidamia. Taci; v’è chi t’ascolta.

Achille. (ad Ulisse, pieno di sdegno) E tu chi sei,
che temerario ardisci
di penetrar queste segrete soglie?
Che vuoi? Parla! rispondi!
o pentir ti farò...
Deidamia.   Pirra!
Ulisse.   (Che fiero
sembiante è quello!)
Deidamia. (piano ad Achille)  (E la promessa?)
Achille. (ravvedendosi)  (È vero.)
Ulisse. Non son di Licomede
queste le stanze?
Deidamia.   No.
Ulisse.   Straniero errai:
perdona. (vuol partire)
Deidamia.   Odi. E che brami
dal re?
Ulisse.   La Grecia chiede
da lui navi e guerrieri, or che s’affretta
d’unirsi armata alla comun vendetta.
Achille. (Felice chi v’andrá!)
Deidamia.   (Tutto nel volto
giá si cambiò.)
Ulisse.   S’apre al valore altrui
oggi una illustre via. Corrono a questa
impresa anche i piú vili.
Achille.   (E Achille resta!)
Deidamia. (Periglioso discorso!) (ad Ulisse) A Licomede,
stranier, quella è la via.
  (ad Achille) Sieguimi.