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atto primo 17
quei che a pugnar per te vengono a gara.

V’è Olinto di Megara,
v’è Clearco di Sparta, Ati di Tebe,
Erilo di Corinto, e fin di Creta
Licida venne.
Argene.   Chi?
Clistene.   Licida, il figlio
del re cretense.
Aristea.   Ei pur mi brama?
Clistene.   Ei viene
con gli altri a prova.
Argene.   (Ah! si scordò d’Argene.)
Clistene. Sieguimi, figlia.
Aristea.   Ah! questa pugna, o padre,
si differisca.
Clistene.   Un impossibil chiedi:
dissi perché. Ma la cagion non trovo
di tal richiesta.
Aristea.   A divenir soggette
sempre v’è tempo. È d’Imeneo per noi
pesante il giogo, e giá senz’esso abbiamo
che soffrire abbastanza
nella nostra servil sorte infelice.
Clistene. Dice ognuna cosí, ma il ver non dice.
          Del destin non vi lagnate,
     se vi rese a noi soggette:
     siete serve, ma regnate
     nella vostra servitú.
          Forti noi, voi belle siete,
     e vincete in ogn’impresa,
     quando vengono a contesa
     la bellezza e la virtú. (parte)

     Metastasio, Opere -III. 2