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atto secondo 233


che non abbia costanza

di vedersi lasciar?
Nearco.   Costanza! E come
potrebbe averne una donzella amante,
che perda il solo oggetto
della sua tenerezza, il sol conforto,
l’unica sua speranza?
Achille.   Oh dèi!
Nearco.   Non sai
che, se ti scosti mai
da’ suoi sguardi un momento, è giá smarrita,
non ha riposo, a ciaschedun ti chiede,
ti vuol da tutti? E in questo punto istesso
come credi che stia? Giá non ha pace,
giá dubbiosa e tremante...
Achille.   Andiamo!
Nearco.   E sei
pronto a partir?
Achille.   No: ritorniamo a lei.
          Potria fra tante pene
     lasciar l’amato bene
     chi un cor di tigre avesse.
     Né basterebbe ancor;
          ché quel pietoso affetto,
     che a me si desta in petto,
     senton le tigri istesse,
     quando le accende amor. (parte)

SCENA VI

Nearco solo.

Oh incredibile, oh strano

miracolo d’amor! Si muova all’ira,
è terribile Achille; arte non giova,