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18 xi - olimpiade

SCENA VI

Aristea ed Argene.

Argene. Udisti, o principessa?

Aristea.   Amica, addio:
convien ch’io siegua il padre. Ah! tu, che puoi,
del mio Megacle amato,
se pietosa pur sei come sei bella,
cerca, recami, oh Dio! qualche novella.
          Tu di saper procura
     dove il mio ben s’aggira;
     se piú di me si cura,
     se parla piú di me.
          Chiedi se mai sospira,
     quando il mio nome ascolta;
     se il profferí talvolta
     nel ragionar fra sé. (parte)

SCENA VII

Argene sola.

Dunque, Licida ingrato

giá di me si scordò! Povera Argene,
a che mai ti serbâr le stelle irate!
Imparate, imparate,
inesperte donzelle. Ecco lo stile
de’ lusinghieri amanti. Ognun vi chiama
suo ben, sua vita e suo tesoro: ognuno
giura che, a voi pensando,
vaneggia il dí, veglia le notti. Han l’arte
di lagrimar, d’impallidir. Talvolta