Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. III, 1914 – BEIC 1885240.pdf/249

Da Wikisource.

atto secondo 243


pensarlo solo e non morir? Son queste

le promesse di fede?
le proteste d’amor? Cosí... Ma, intanto
ch’io mi struggo in querele,
l’empio scioglie le vele. Andiam: si tenti
di trattenerlo. Il mio dolor capace
di riguardi or non è. Vadasi; e, quando
né pur questo mi giovi, almen sul lido
spirar mi vegga, e parta poi l’infido.
Teagene. Amata principessa.
Deidamia. (con impazienza)  (Oh me infelice!
che inciampo è questo!)
Teagene.   Io del tuo cor vorrei
intender meglio...
Deidamia.   Or non è tempo. (in atto di partire)
Teagene. (seguendola)  Ascolta.
Deidamia. Non posso.
Teagene.   Un solo istante.
Deidamia. (impaziente)  Oh numi!
Teagene.   Alfine
mia sposa al nuovo giorno...
Deidamia. Ma, per pietá, non mi venir d’intorno!
          Non vedi, tiranno,
     ch’io moro d’affanno;
     che bramo che in pace
     mi lasci morir?
          che ho l’alma sí oppressa,
     che tutto mi spiace,
     che quasi me stessa
     non posso soffrir? (parte)