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atto primo | 277 |
Arpago non si fida. Il re gli fece
svenare un figlio in pena
del trasgredito cenno; e mal s’accorda
tanto affetto per Ciro e tanto sdegno
per chi lo conservò. Prima fu d’uopo
contro di lui munirti. Alfin l’impresa
oggi è matura. Al tramontar del sole
sarai palese al mondo; abbraccerai
la madre, il genitor. Questi fra poco
verrá: l’altra giá venne.
Ciro. È forse quella
che mi parve sí bella or or, che quindi
frettolosa passò?
Mitridate. No: fu la figlia
d’Arpago.
Ciro. Addio. (vuol partire)
Mitridate. Dove?
Ciro. A cercar la madre.
(in atto di partire)
Mitridate. Férmati! ascolta. Ella, Cambise e ognuno
crede finora al finto Ciro, e giova
l’inganno lor; che se Mandane...
Ciro. A lei
mai per qualunque incontro
non spiegherò chi sono,
finché tu nol permetta. Addio. Diffidi
della promessa mia? Tutti ne chiamo
in testimonio i numi. (partendo)
Mitridate. Ah! senti. E quando
comincerai cotesti
impeti giovanili
a frenare una volta? In quel che brami
tutto t’immergi, e a quel che déi non pensi.
Sai qual giorno sia questo
per la Media e per te? sai ch’ogni impresa