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atto secondo 307


come trovo cambiato! Intendo: è questa

una vendetta. Il mio tacer t’offese:
mi punisci cosí. Perdono, o madre;
bella madre, perdon.
Mandane.   Taci.
Ciro.   Ch’io taccia?
Mandane. (Con quel nome di madre il cor mi straccia!)
Ciro. Basta, basta, non piú: del fallo ormai
è maggiore il castigo.
Mandane.   Odi. (Un istante
tollerate, ire mie.) Madre non vive
piú tenera di me. Questo ritegno
è timor, non è sdegno. Alcun travidi
fra quelle piante ascoso. Il loco è pieno
tutto d’insidie. (Anima rea!) Bisogna
in piú secreta parte
sciôrre il freno agli affetti, ed esser certi
che il re nulla traspiri. Oh quali arcani,
oh quai disegni apprenderai! Palese
vedrai tutto il mio cor.
Ciro.   Vengo, son pronto;
guidami dove vuoi.
Mandane.8 (Giá corre all’ésca
l’ingannator.) Meco venir sarebbe
di sospetti cagion. Tu mi precedi:
ti seguirò fra poco.
Ciro. Ma dove andrem?
Mandane.   Scegli tu stesso il loco.
Ciro. Nella capanna mia?
Mandane.   Sí... Ma potrebbe
sopraggiungere alcun.
Ciro.   Di Pale all’antro?
Mandane. Mai non seppi ove sia.
Ciro.   Di Trivia al fonte?
Mandane. Di Trivia... È forse quello
che bagna il vicin bosco, ov’è piú folto?