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atto secondo 29


Alcandro. Oh te felice! Oh quale

sposo ti die’ la sorte! (ad Aristea)
Aristea.   Alcandro, parti.
Alcandro. T’attende il re.
Aristea.   Parti: verrò.
Alcandro.   T’attende
nel gran tempio adunata...
Aristea. Né parti ancor? (con isdegno)
Alcandro.   (Che ricompensa ingrata!) (parte)

SCENA III

Aristea ed Argene.

Argene. Ah! dimmi, o principessa,

v’è sotto il ciel chi possa dirsi, oh Dio!
piú misera di me?
Aristea.   Sí, vi son io.
Argene. Ah! non ti faccia Amore
provar mai le mie pene. Ah! tu non sai
qual perdita è la mia! quanto mi costa
quel cor che tu m’involi!
Aristea.   E tu non senti,
non comprendi abbastanza i miei tormenti.
          Grandi, è ver, son le tue pene:
     perdi, è ver, l’amato bene;
     ma sei tua, ma piangi intanto,
     ma domandi almen pietá.
          Io dal fato, io sono oppressa:
     perdo altrui, perdo me stessa,
     né conservo almen del pianto
     l’infelice libertá. (parte)