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38 xi - olimpiade


se spergiuro agli dèi, se, fatto ingrato

al suo benefattor, morte rendesse
per la vita che n’ebbe, avresti ancora
amor per lui? lo soffriresti amante?
l’accetteresti sposo?
Aristea.   E come vuoi
ch’io figurar mi possa
Megacle mio sí scellerato?
Megacle.   Or sappi
che per legge fatale,
se tuo sposo divien, Megacle è tale.
Aristea. Come!
Megacle.   Tutto l’arcano,
ecco, ti svelo. Il principe di Creta
langue per te d’amor. Pietá mi chiede
e la vita mi diede. Ah! principessa,
se negarla poss’io, dillo tu stessa.
Aristea. E pugnasti...
Megacle.   Per lui.
Aristea.   Perder mi vuoi...
Megacle. Sí, per serbarmi sempre
degno di te.
Aristea.   Dunque io dovrò...
Megacle.   Tu dèi
coronar l’opra mia. Sí, generosa,
adorata Aristea, seconda i moti
d’un grato cor. Sia, qual io fui finora,
Licida in avvenire. Amalo. È degno
di sí gran sorte il caro amico. Anch’io
vivo di lui nel seno;
e, s’ei t’acquista, io non ti perdo appieno.
Aristea. Ah, qual passaggio è questo! Io dalle stelle
precipito agli abissi. Eh! no: si cerchi
miglior compenso. Ah! senza te la vita
per me vita non è.
Megacle.   Bella Aristea,