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56 xi - olimpiade

SCENA VI

Aspetto esteriore del gran tempio di Giove olimpico, dal quale si scende per lunga e magnifica scala divisa in vari piani. Piazza innanzi al medesimo con ara ardente nel mezzo. Bosco, all’intorno, de’ sacri ulivi silvestri, donde formavansi le corone per gli atleti vincitori.

Clistene, che scende dal tempio, preceduto da numeroso popolo, da’ suoi custodi, da Licida in bianca veste, coronato di fiori, da Alcandro e dal coro de’ sacerdoti, de’ quali alcuni portano sopra bacili d’oro gli strumenti del sagrifizio.

Coro.   I tuoi strali, — terror de’ mortali,

     ah!, sospendi, gran padre de’ numi,
     ah! deponi, gran nume de’ re.
Parte del coro.   Fumi il tempio — del sangue d’un empio,
     che oltraggiò con insano furore,
     sommo Giove, un’immago di te.
Coro.   I tuoi strali, — terror de’ mortali,
     ah! sospendi, gran padre de’ numi,
     ah! deponi, gran nume de’ re.
Parte del coro.   L’onde chete — del pallido Lete
     l’empio varchi; ma il nostro timore,
     ma il suo fallo portando con sé.
Coro.   I tuoi strali, — terror de’ mortali,
     ah! sospendi, gran padre de’ numi,
     ah! deponi, gran nume de’ re.
Clistene. Giovane sventurato, ecco vicino
de’ tuoi miseri dí l’ultimo istante.
Tanta pietade (e mi punisca Giove
se adombro il ver), tanta pietá mi fai,
che non oso mirarti. Il ciel volesse
che potess’io dissimular l’errore:
ma non lo posso, o figlio. Io son custode
della ragion del trono. Al braccio mio
illesa altri la diede;