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atto terzo 65


Megacle. Non è piú reo, quando è tuo figlio.

Clistene.   È forse
la libertá de’ falli
permessa al sangue mio? Qui viene ogni altro
valore a dimostrar: l’unico esempio
esser degg’io di debolezza? Ah! questa
di me non oda il mondo. Olá! ministri,
risvegliate su l’ara il sacro fuoco:
va’, figlio, e mori. Anch’io morrò fra poco.
Aminta. Che giustizia inumana!
Alcandro. Che barbara virtú!
Megacle.   Signor, t’arresta.
Tu non puoi condannarlo. In Sicione
sei re, non in Olimpia. È scorso il giorno
a cui tu presiedesti. Il reo dipende
dal pubblico giudizio.
Clistene.   E ben! s’ascolti
dunque il pubblico voto. A pro del reo
non prego, non comando e non consiglio.

     Coro di sacerdoti e popolo.

          Viva il figlio delinquente,
     perché in lui non sia punito
     l’innocente genitor.
          Né funesti il dí presente,
     né disturbi il sacro rito
     un’idea di tanto orror.