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Demofoonte. Sí. Con te verrei,
ma un funesto dover mi chiama al tempio.
Timante. Ferma! Senti, signor.
Demofoonte. Parla: che brami?
Timante. Confessarti... (Che fo?) Chiederti... (Oh Dio,
che angustia è questa!) Il sacrifizio, o padre...
La legge... La consorte...
(Oh legge! oh sposa! oh sacrifizio! oh sorte!)
Demofoonte. Prence, ormai non ci resta
piú luogo a pentimento. È stretto il nodo:
io l’ho promesso. Il conservar la fede
obbligo necessario è di chi regna;
e la necessitá gran cose insegna.
Per lei fra l’armi — dorme il guerriero;
per lei fra l’onde — canta il nocchiero;
per lei la morte — terror non ha.
Fin le piú timide — belve fugaci
valor dimostrano, — si fanno audaci,
quand’è il combattere — necessitá. (parte)
SCENA IV
Timante solo.
la povera Dircea, che tante unite
sventure contro fer? Voi, che inspiraste
i casti affetti alle nostr’alme; voi,
che al pudico imeneo foste presenti,
difendetelo, o numi: io mi confondo.
M’oppresse il colpo a segno,
che il cor mancommi e si smarrí l’ingegno.
Sperai vicino il lido,
credei calmato il vento;