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102 xvii - zenobia


Zopiro. (Ah! Radamisto adora.) E vuoi la morte

d’un sí fido amatore?
Zenobia. Salva il mio sposo, e non mi dir chi muore.
Zopiro.   Salvo tu vuoi lo sposo?
     salvo lo sposo avrai:
     lascia del tuo riposo,
     lascia la cura a me.
          I dubbi tuoi perdono:
     tutto il mio cor non sai.
     Ti spiegherá chi sono
     quel ch’io farò per te. (parte)

SCENA VIII

Zenobia sola.

E vivi, e spiri, e pronunciar potesti,

donna crudel, sí barbaro decreto
senza morir! né mi scoppiasti in seno,
ingratissimo cor! Dunque... Che dici,
folle Zenobia? Il tuo dover compisti:
e ti lagni e ne piangi? Ah! questo pianto
scema prezzo al trionfo. È colpa eguale
un mal che si commetta,
e un ben che si detesti. È ver; ma intanto
muor Tiridate, io lo condanno, e forse
or, chiamandomi a nome... Ah! dèi clementi,
difendetelo voi. Salvar lo sposo
eran le parti mie: le vostre or sono
protegger l’innocenza. Han dritto in cielo
le suppliche dolenti
d’un’anima fedel; né col mio pianto
rea d’alcun fallo innanzi a voi son io:
vien da limpida fonte il pianto mio.