Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. IV, 1914 – BEIC 1885923.djvu/143

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atto primo 137


a pagar col suo sangue

il rifiuto di Roma egli a Cartago
è costretto a tornar. Giurollo, e vide,
pria di partir, del minacciato scempio
i funesti apparecchi. Ah! non sia vero
che a sí barbare pene
un tanto cittadin...
Manlio.   T’accheta: ei viene.

Il console, Publio e tutti i senatori vanno a sedere, e rimane vuoto accanto al console il luogo altre volte occupato da Regolo. Passano Regolo ed Amilcare fra’ littori, i quali, lasciato ad essi aperto il varco, tornano subito a chiudersi. Regolo, entrato appena nel tempio, s’arresta pensando.

Amilcare. (Regolo, a che t’arresti? È forse nuovo

per te questo soggiorno?)
Regolo. (Penso qual ne partii, qual vi ritorno.)
Amilcare. Di Cartago il senato, (al console)
bramoso di depor l’armi temute,
al senato di Roma invia salute;
e, se Roma desia
anche pace da lui, pace gl’invia.
Manlio. Siedi ed esponi. (Amilcare siede)
(a Regolo)  E tu l’antica sede,
Regolo, vieni ad occupar.
Regolo.   Ma questi
chi sono?
Manlio.   I padri.
Regolo.   E tu chi sei?
Manlio.   Conosci
il console sí poco?
Regolo. E fra il console e i padri un servo ha loco?
Manlio. No; ma Roma si scorda
il rigor di sue leggi
per te, cui dee cento conquiste e cento.
Regolo. Se Roma se ne scorda, io gliel rammento.
Manlio. (Piú rigida virtú chi vide mai?)