Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. IV, 1914 – BEIC 1885923.djvu/256

Da Wikisource.
250 xx - ipermestra


padre, da te: me ne rammento. E questo

è degli obblighi miei forse il minore:
tu mi donasti un core,
che, per non farsi reo,
è capace...
Danao.   T’accheta: ecco Linceo.
Ipermestra. Deh! permetti ch’io fugga
l’incontro suo.
Danao.   No; giá ti vide, e troppo
il fuggirlo è sospetto: il passo arresta,
seconda i detti miei.
Ipermestra.   (Che angustia è questa!)

SCENA IX

Linceo e detti.

Danao. Ad un sí dolce invito (a Linceo)

vien sí pigro Linceo? Tanto s’affretta
a meritar mercede,
sí poco a conseguirla.
Linceo.   I miei sudori,
le cure mie, la servitú costante,
tutto il sangue, ch’io sparsi
sotto i vessilli tuoi, della mercede,
signor, ch’oggi mi dai, degni non sono:
sol corrisponde al donatore il dono.
Danao. (Doppio parlar!)
Linceo.   (Par che mirarmi, oh Dio!
sdegni Ipermestra.)
Ipermestra.   (Ah, che tormento è il mio!)
Danao. Io sperai di vederti
oggi piú lieto, o prence.
Linceo.   Anch’io sperai...
ma... poi...