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atto primo 25


SCENA XII

Sebaste e dette.

Sebaste.   Aspasia, t’affretta:

Serse ti chiama a sé. Che sei sua figlia
Temistocle or gli disse; e mai piú lieta
novella il re non ascoltò.
Rossane.   (Che affanno!)
Aspasia. Fosse l’odio di Serse
piú moderato almen.
Sebaste.   L’odio! Di lui
Temistocle è l’amor.
Aspasia.   Come! Poc’anzi
il volea morto.
Sebaste.   Ed or l’abbraccia, il chiama
la sua felicitá, l’addita a tutti,
non parla che di lui.
Aspasia.   Rossane, addio:
non so, per troppa gioia, ove son io.
          È spezie di tormento
     questo per l’alma mia
     eccesso di contento,
     che non potea sperar.
          Troppo mi sembra estremo;
     temo che un sogno sia;
     temo destarmi, e temo
     a’ palpiti tornar. (parte)