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ATTO TERZO
SCENA I
Camere in cui Temistocle è ristretto.
Temistocle e poi Sebaste.
per me fatal! Dolce finor mi parve
impiegar le mie cure,
il mio sangue per te. Soffersi in pace
gli sdegni tuoi; peregrinai tranquillo
fra le miserie mie di lido in lido:
ma, per esserti fido,
vedermi astretto a comparire ingrato,
ed a re sí clemente,
che, oltraggiato e potente,
le offese obblia, mi stringe al sen, mi onora,
mi fida il suo poter; perdona, Atene,
soffrir nol so. De’ miei pensieri il nume
sempre sarai, come finor lo fosti;
ma comincio a sentir quanto mi costi.
Sebaste. A te Serse m’invia: come scegliesti,
senz’altro indugio, ei vuol saper. Ti brama
pentito dell’error; lo spera; e dice
che non può figurarsi a questo segno
un Temistocle ingrato.