Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. IV, 1914 – BEIC 1885923.djvu/67

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atto terzo 61


senza delitto altro cammin non veggo

che il cammin della tomba, e quello eleggo.
Lisimaco. (Che ascolto!)
Serse.   (Eterni dèi! )
Temistocle. (trae dal petto il veleno)  Questo, che meco
trassi compagno al doloroso esigilo,
pronto velen l’opra compisca. Il sacro
licor, la sacra tazza (lo lascia cader nella tazza)
ne sian ministri; ed all’offrir di questa
vittima volontaria
di fé, di gratitudine e d’onore
tutti assistan gli dèi.
Aspasia.   (Morir mi sento.)
Serse. (M’occupa lo stupor.)
Temistocle. (a Lisimaco)  Della mia fede
tu, Lisimaco amico,
rassicura la patria, e grazia implora
alle ceneri mie. Tutte perdono
le ingiurie alla fortuna,
se avrò la tomba ove sortii la cuna.

(a Serse) Tu, eccelso re, de’ benefizi tuoi
non ti pentir: ne ritrarrai mercede

dal mondo ammirator. Quella, che intanto
renderti io posso (oh dura sorte!), è solo
confessarli e morir. Numi clementi,
se dell’alme innocenti
gli ultimi voti han qualche dritto in cielo,
voi della vostra Atene
proteggete il destin; prendete in cura
questo re, questo regno; al cor di Serse
per la Grecia inspirate
sensi di pace. Ah! sí, mio re, finisca
il tuo sdegno in un punto e il viver mio.
Figli, amico, signor, popoli, addio! (prende la tazza)
Serse. Ferma! che fai? Non appressar le labbra
alla tazza letal.