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64 xvi - temistocle


LICENZA

Signor, non mi difendo: è ver, son reo,

e d’error senza frutto. Udii che, inteso
la dea di Cipro a immaginar, compose
da molte belle una beltá perfetta
greco pittor. M’assicurò, mi piacque,
mi sedusse l’esempio. Anch’io sperai,
le sparse raccogliendo
virtú de’ prischi eroi, di tua grand’alma
formar l’idea nelle mie carte. I fasti
perciò d’Atene e Roma
scorsi, ma invan. Nel cominciar dell’opra
veggo l’error. Non so trovar, fra tanti
e di Roma e d’Atene illustri figli,
virtú finor che a tue virtú somigli.
               Mai non sará felice,
          se i pregi tuoi vuol dir,
          lo sconsigliato ardir
          d’un labbro audace.
               Quel che di te si dice
          tanto non può spiegar,
          che giunga ad uguagliar
          quel che si tace.