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80 xvii - zenobia


SCENA IV

Egle sola.

Misera principessa,

quanta pietá mi fai! Semplice, oscura,
povera pastorella
per te oggetto è d’invidia! E a che servite,
o doni di fortuna? a che per voi
tanto sudar, se, quando poi sdegnato
il ciel con noi si vede,
difendete sí mal chi vi possiede?
          Di ricche gemme e rare
     l’indico mare abbonda,
     né piú tranquilla ha l’onda,
     né il cielo ha piú seren.
          Se v’è del flutto infido
     lido che men paventi,
     è qualche, ignoto a’ venti,
     povero angusto sen. (parte)

SCENA V

Zenobia sola, cercando per la scena.

Radamisto! Ove andò? Consorte! Il vidi;

tornai su l’orme sue; ma per la selva
ne ho perduta la traccia. A questa parte
eran vòlti i suoi passi. Ah! dove mai
sconsigliato s’aggira? Il loco è pieno
tutto de’ suoi nemici. In tanto rischio,
custoditelo, o dèi. Che fo? m’inoltro?
Avventuro me stessa. Egle si trovi: