Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. IV, 1914 – BEIC 1885923.djvu/89

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atto primo 83


Mitrane.   Ch’io parta? M’accheto,

     rispetto il comando;
     ma parto, tremando,
     mio prence, da te.
          Minaccia periglio
     l’affanno segreto,
     qualor di consiglio
     capace non è. (parte)

SCENA VII

Tiridate e Zenobia in disparte.

Tiridate. Dunque è morta Zenobia? E tu respiri,

sventurato cor mio! Per chi? che speri?
che ti resta a bramar? Gli agi, i tesori,
la grandezza real, l’onor, la vita
m’eran cari per lei. Mancò l’oggetto
d’ogni opra mia, d’ogni mia cura: il mondo
è perduto per me. No, stelle ingrate, (si leva)
dal mio ben non sperate
dividermi per sempre. Ad onta vostra,
ne’ regni dell’obblio
m’unirá questo ferro all’idol mio. (snuda la spada)
Zenobia. (Aimè!) (uscendo)
Tiridate.   L’onda fatale
deh! non varcar, dolce mia fiamma: aspetta
che Tiridate arrivi;
ecco... (vuol ferirsi)
Zenobia.   Férmati! (trattenendolo)
Tiridate. (rivolgendosi)  Oh dèi!
Zenobia.   Férmati e vivi!
  (gli toglie la spada, e s’incammina per partire)
Tiridate. Zenobia, anima bella! (vuol seguirla)
Zenobia. Guardati di seguirmi: io non son quella.
  (in atto di partire)