Pagina:Milani - Risposta a Cattaneo, 1841.djvu/223

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Un abile ingegnere meccanico, capace di utilmente dirigere un atelier di costruzione di macchine per una strada di ferro, deve intanto conoscere profondamente in teoria ed in pratica quanto si esige da un abile e dotto ingegnere civile. - Aver famigliari e facili la geometria descrittiva ed il disegno. - Conoscere le più lingue che può, oltre la propria, ma almeno la francese.

Deve poi sapere particolarmente: come si eriga e si disponga un atelier per la più comoda, la più facile e la più pronta esecuzione dei lavori. - Di quali macchine debba essere fornito onde agevolare ed accelerare l’esecuzione di questi lavori. - Come a queste macchine venga comunicato il moto del motore generale, qualunque egli sia. - Quali macchine e quali congegni occorrano per una strada di ferro. - Di quali materie prime sieno costruite. - Quale sia, tra ciascuna qualità di queste materie prime, la migliore, e su quali segni si possa fondare un criterio di preferenza. - Quali i principii generali teorici dai quali l’effetto di ciascuna macchina dipende. - In quante parti principali si suddivida. Come si uniscano tra loro. - Come vengano costruite, o soltanto a mano d’uomo, o coll’ajuto di macchine. - Quanti congegni occorrano per le carreggiate di una strada di ferro, pei magazzini di carico e scarico, ec - Tra i congegni del medesimo ordine, quali siano ora i migliori, come si fabbrichino, come si collochino in opera, come si manovrino, come si conservino.

Quali le qualità di un buon carbone di terra.

Quali le pratiche ed i metodi migliori per convertirlo in coke, sia ad uso delle fonderie dell’atelier, sia ad uso delle macchine locomotive.

Quali i veicoli migliori di trasporto d’ogni genere, la loro forma, la loro costruzione, il peso, il modo d’ungerli.

Ed un buon ingegnere meccanico deve non solo sapere come si fa tutto questo, ma deve saper farlo egli stesso, e per modo da poterlo insegnare ad altri, in guisa che divenire possano eccellenti artigiani, anche se prima non avessero alcun sentore, alcuna idea del mestiere a cui vengono dedicati.

È dunque indispensabile che egli sia disceso ai più piccoli dettagli, che egli abbia fatto pratica d’ogni opera degli artigiani, e che sia divenuto, per sufficiente esperienza, un destro maneggiatore d’ogni istrumento dell’atelier, d’ogni macchina lavoratrice dell’atelier, d’ogni motore di esso, d’ogni macchina locomotiva.

Certo non è, per ora, facile il poter iscegliere tra gli abili ingegneri italiani due uomini che in sè raccolgano tutte le teoriche, tutte le pratiche occorrenti allo scopo suddetto; e la Direzione vi provvederà intanto alla meglio, facendoli venire, per due o tre anni, dall’estero.

Ma vuole che questo incarico bello in sè, assai onorifico, e che domanda un ingegno non comune, sia affidato in seguito a menti ed a mani italiane, ed è decisa di volerlo, anco a costo di dover essa sostenere dapprima le spese indispensabili all’istruzione loro.

Vorrebbe anche che questi due uomini fossero di quelli che hanno fino ad ora servito l’impresa nell’ufficio tecnico per dare così segno in qual conto ella ponga chi bene ed onoratamente la serve, perchè li crede affezionati all’opera; perchè spera che essendo, per così dire, nati e cresciuti con essa, non saranno mai per abbandonarla.

I due prescelti dovrebbero intanto continuare le loro ordinarie occupazioni all’ufficio tecnico, e nelle ore di riposo, nelle ore libere impratichirsi nella lingua francese, e scorrere le opere che più si riferiscono ai loro studii futuri, e che io sarei per indicar loro.

A privilegio ottenuto, e quando la Direzione dopo il prossimo primo congresso ap-