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Di fossati e di mura si circonda,
Ma il terrapien che tutta la ricinge
Opra è recente. Assai fastosa ed ampia
S’erge la reggia de’ suoi prenci antichi,
Per magistero d’arte alta, sublime.
Un’isoletta, in quella parte, dove
Si corca il sole, le si leva in fronte.
Non mai di questa più graziosa vide
Nocchier che solchi l’ocean profondo.
Nè già natura la formava, o sorse
Per vuoto fatto da fuggite linfe.
Effetto è d’arte, e non ne han l’eguale
Dell’Asia vasta o dell’Italia i mari.
Che al fianco volto di Boote al carro,
Spaldo munito di tonanti bocche
Da ogni nemico insulto la difende.
Ma l’altra fronte che al soave spiro
Di Zefiro si allarga, una golena,
Discosta alquanto, la protegge e affida.
E una torre, v’aggiungi, a sopraccapo,
Da le cui balestriere sul nemico
Piombano strali di roventi acciari.
E un rivellino a forma di tricuspide
Dal lato di occidente ancor la guarda.
Poscia, a la banda donde soffia il vento
Che vien dai lidi Nabatei, e dall’altra
Onde le uggïose nebbie il pigro Austro
A noi travolge, colossal bastita
A cavalier de la città ne veglia,
Che le quadrella giù scagliando e il fuoco
L’una e l’altra region tutela e sgombra.
Quivi un maschio di torre al ciel si estolle