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Ahi che purtroppo rese vani i detti
Del sommo padre e disfidò la morte.
Nè già la pena venne a piede zoppo!
Colla vindice spada incandescente
L’angel cacciollo dal terrestre edène,
E sul capo e quello dei nepoti
Versò de’ mali la tremenda coppa.
L’illusa prole, assai peggior del padre,
Alternò nel cammin colpe e sventure,
Ed obliando il Dio del ciel, curvossi
A vani idoli sciocchi, infin che il sommo
Padre d’intatta Verginella in seno
Mandò dall’alto l’unico suo figlio.
Mercè colei si dileguò per sempre
Dell’antica infernal serpe il veleno;
Commutossi la morte nella vita,
S’aprì la strada al ciel, che fu già chiusa
Pel fallo primo. Il mite Nazareno
Coi figli d’Eva soggiornò, parole
Lasciò di vita eterna e con prodigii
Provvide ad egri molti e a peccatori;
E parabole fur le sue dottrine,
Meravigliose di virtù e sapienza.
Quelle cose che son nel mondo, disse,
Del vivere a sostegno vi valete.
Del corpo poi servitevi in tal guisa
Che sia dell’alma albergo sacrosanto.
Coll’alma poi, servite a Dio, con tutte
Del cor le forze e ne osservate i detti.
Non tanto il navighier che solca l’onde
Specula Arturo e l’Orsa e Cinosura,
Come la speme vostra ha da aver l’ali.