Pagina:Misteri di polizia - Niceforo, 1890.djvu/123

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Polizia toscana, possiamo aggiungere che se il Mandrilli, quel certo giorno, avesse spezzato il suo bastone sulle spalle del suo angelo custode, la faccenda probabilmente sarebbe passata liscia per lui, amando il Governo di mettere a dormire le cose disgustose. Soltanto, avrebbe dato qualche zecchino al birro perchè avesse strillato il meno possibile, posto il caso non molto difficile che il bastone gli avesse rotto qualche costola.

Dopo gli avvenimenti del ventuno, che agitando l’Italia non avevano risparmiato che la sola Toscana, ove peraltro il Governo contro i pochi affiliati alla Carboneria aveva agito con mitezza straordinaria, centinaia e centinaia di proscritti attirati dalla reputazione di bontà che circondava il nome del figlio di Pietro Leopoldo, si presentarono alle autorità di confine, senza che queste trovassero sempre il modo od avessero il cuore di respingerli. Ne arrivarono da Napoli, dagli Stati Sardi, dal Lombardo-Veneto, dai Ducati, sopratutto dalle limitrofe Romagne, lasciandosi dietro i loro passi la galera e qualche volta la forca. Ai romagnoli (giacchè il Fossombroni non fu mai tenero del Governo dei preti e le autorità di confine che non l’ignoravano, non mancavano nelle loro segrete relazioni di denunziare lo sgoverno che i birri in divisa di soldati o in abito paonazzo o rosso facevano delle legazioni;) ai romagnoli, diciamo, fu permesso da don Neri Corsini, ministro dell’interno, con biglietto del 22 marzo 1822, il soggiorno in Toscana, purchè non vicino alla frontiera. Fra essi figurava Domenico Farini, medico di Russi, padre di Carlo Luigi, e nonno dell’attuale presidente del Senato italiano.

Pei proscritti di Napoli si fu dapprima meno tolleranti, forse perchè in ciò si dava più ascolto alle richieste della cancelleria cesarea. Il 12 settembre 1822, fu espulso Francesco Paolo Borrelli, già membro della Camera dei Deputati, e con biglietto del 1 febbraio dell’anno successivo don Neri