Pagina:Misteri di polizia - Niceforo, 1890.djvu/133

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all’alto concetto in cui nel mondo della sbirraglia era tenuto quell’Ispettore, questi se ne andò a letto colla convinzione d’aver mandato a monte il duello; lo che probabilmente avrà contribuito a farlo saporitamente dormire sino all’indomani mattina.

Ma se l’onesto poliziotto invece di rincasare alle otto di sera come un semplice padre di famiglia, avesse dato una capatina sino in piazza del Duomo e vi si fosse trattenuto qualche ora ammazzando il tempo magari col rifare colla mente la storia della vecchia cattedrale di Arnolfo, sino alle dieci o alle undici, avrebbe visto il Pepe uscir di casa e con passo piuttosto affrettato recarsi al di là d’Arno e precisamente presso il suo avversario, ove da quel buon poliziotto ch’egli era, non avrebbe mancato di seguirlo. Di là avrebbe visto il colonnello andare in giro per la città e picchiare alla porta di due suoi amici1, quindi ritornare ancora oltr’Arno, in casa del poeta, per non uscirne che verso il tocco e ricondursi per Ponte Vecchio, via Por Santa Maria e Vacchereccia, a casa. Insomma, avrebbe visto tutto ciò e si sarebbe persuaso d’una cosa assai semplice, cioè, che il Pepe e il Lamartine, visto e considerato che la Polizia si dava attorno per impedire il duello, s’erano posti d’accordo per far la barba di stoppa alla rispettabile matrona.

Quanto alla sorpresa che doveva avere il giorno dopo l’Ispettore, lasciamo che la narri egli stesso: „Un poco prima delle otto mi si presentò il Magnolfi (l’agente di S. Spirito), e mi riferì che poco innanzi il Lamartine s’era imbarcato sopra una carrettella a due cavalli per quanto sostenuto dal suo cameriere a causa della gamba non per anco ben guarita, ordinando al cocchiere d’andare a passare dalla casa del colonnello Pepe. Vidi il Celli (l’agente di S. Croce), e questi mi disse che avendo visto sortire il Pepe, gl’ingiunse di rientrare in casa d’ordine della Polizia; ma

  1. Uno dei due padrini del Pepe fu Carlo Merlo, marchese di Sant’Elisabetta, siciliano, già ufficiale nella marina napoletana, e come il Pepe, esule dalla patria in seguito ai moti del 1820-21.