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CAPITOLO XIX.

Il malcostume in piazza.

Se i palazzi, quanto a moralità, stavano male, non stava meglio la piazza. Gli esempi che venivano dall’alto non erano edificanti. In un rapporto del 31 luglio 1824, leggiamo: „Il malcostume di Firenze cresce a dismisura. La savia misura di tollerare delle donne di malavita a sfogo degli uomini libidinosi ed a tutela dei talami, manca al suo scopo. Dappertutto donne scostumate fanno concorrenza a quelle tollerate, cosicchè il numero di queste è diminuito. Tutti trovano pascolo alle loro voglie nelle famiglie d’ogni condizione1. Le ragazze di bassa condizione sono sottoposte a seduzioni d’ogni genere. 11 morbo venereo s’estende, essendone infetta anche la campagna. 11 numero delle tollerate, e quindi sottoposto alla visita, è di nove, le quali appunto perchè visitate non sono quasi mai ammalate. Fatto un censo delle donne di malavita, può ritenersi che la città ne conti cencinquantanove; ma non sono tutte; però nel predetto numero sono comprese le stradine, come le più distinte per alto maneggio, o per una fina e mascherata condotta.„

E cencinquantanove donne notoriamente conosciute come sacerdotesse di Venere Pandemia, in una città, che secondo un censimento fatto nell’aprile di quell’anno medesimo non dava che ottantottomila anime, diavolo, non erano pochine!2

  1. Il corsivo è del redattore della nota.
  2. Nel predetto anno, con gran mistero, tanto che gli atti figurano nell’Archivio Segreto della Presidenza del Buon Governo, si fece la statistica della popolazione di Firenze non che quella dei reati commessi nel Granducato nell’ultimo decennio. La popolazione della Capitale risultò distribuita nel modo seguente; noi tre quar-