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Nello stesso fascicoletto si legge quest’altro epigramma, insieme alla sua versione latina:

Solean gli antichi barbari e feroci
    Far penzolare i ladri dalle croci:
    I moderni or più miti e più leggiadri,
    Fanno le croci penzolar dai ladri.

Come si vede, l’epigramma è più vecchio della odierna usanza di spargere a piene mani croci e commende.

Ed ecco ora la traduzione latina:

Mos erat antiquis crucibus suspendere fures;
    Furibus appendunt tempore nostra cruces.

Una postilla del Fanfani, chiama leggiadra siffatta traduzione.

Intanto i tempi ingrossavano. Seguivano i casi di Romagna, e Pietro Renzi, uno dei capi di quel moto, ricoveratosi in Toscana, fu dal Governo granducale, con insigne vigliaccheria, arrestato e consegnato alle autorità pontificie.

La estradizione fu accompagnata da uno scoppio di sdegno contro il Principe che veniva meno in siffatto sconcio modo alla sua riputazione di bontà e di mitezza, ed i ministri che infeudavano lo Stato alla Curia Romana. Scritti in prosa e in versi e in cui lo spirito epigrammatico s’alternava alle imprecazioni, piovvero dappertutto. S’attribuì al letterato Domenico Valeriani, accademico della Crusca, il seguente Sonetto, in cui sotto pretesto di mettere alla gogna Francesco IV di Modena, allora morto, si dava addosso ai Consiglieri di Leopoldo II:

PANEGIRICO DEL DUCA DI MODENA.

(In occasione della consegna di Pietro Renzi).

    Nacque costui dall’iniqua semenza
Degli oppressori: al ducal seggio accanto
Innalzò la mannaia, e fe’ suo vanto
Di boia incoronato l’impudenza.