Pagina:Misteri di polizia - Niceforo, 1890.djvu/355

Da Wikisource.
342

Mazzini e a noi rivelatoci dall’esame degli atti dell’Archivio Segreto della Presidenza del Buon Governo.

Nell’ottobre del 1833, quando il Mazzini preparava la spedizione di Savoia e dappertutto cercava uomini e denari, sopratutto denari, volendo associare alla sua impresa la Toscana, ove, in verità, le sètte non avevano mai fatto buona prova, mandò a Firenze (ma non tanto segretamente che la Polizia non venisse a scoprire il mistero) la giovane baronessa Giuditta Bellerio, di Milano, vedova di Giovanni Sidoli, modenese, morto profugo, in seguito ai casi del 1831, a Parigi. Era la Bellerio una bella, bionda e spiritosa signora, di principî repubblicani, unita al Mazzini, oltre che dalla fede politica, dall’amore. La Polizia che nella formosa donna aveva scoperto un’emissaria della Giovine Italia, le intimò senza tanti complimenti lo sfratto, anche perchè era venuta a Firenze con un falso passaporto. Ma la Bellerio, che intendeva di farla alla Polizia, senza negare le sue relazioni col Mazzini e coi principali profughi italiani, assicurò il Bologna come la sua venuta in Toscana non avesse nessuno scopo politico, ma quello di poter vivere in un cantuccio di terra italiana, non tanto lontano dai suoi figli, che erano a Modena, ed ove la polizia di Francesco IV non avrebbe mai permesso ch’ella ponesse il piede; e il Governo toscano, che quando voleva sapeva essere un furbacchione di tre cotte, fingendo di credere alla sincerità di quelle proteste, revocò l’ordine di sfratto e permise che la Bellerio piantasse le sue tende a Firenze, purchè queste fossero custodite dalla polizia, e birri e spie potessero guardarvi dentro a tutte le ore. La bella signora imprudentemente accettò le condizioni poste dal Governo, ed andò ad abitare quasi accosto al palazzo del Buon Governo, in via del Proconsolo, in casa d’un poliziotto, ove, a poco a poco, la solitudine che nei primi giorni s’era creata la donna gentile cominciò, con grave scandalo dell’illustrissimo signor Commissario di Santa Croce, che la sorvegliava, a dileguarsi. Dapprima frequentò la casa della Bellerio, Riccardo Biscar-