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Il sole, la luna, le stelle. 89

già, oltre un aspetto splendidissimo della Venere indiana, gli elementi di quasi tutta la novellina popolare della Cenerentola. Ma, se vi ricordate, nella novellina di Cenerentola vi sono ancora due particolari curiosi: la Cenerentola fugge, per lo più, sopra un carro rapidissimo che il giovine figlio del re non può raggiungere; alfine lascia nelle mani del principe una sua piccolissima pantofola, così piccola che non si può trovare in tutto il regno un piede al quale convenga. Dell’aurora vedica si dice che essa non ha piedi, che non lascia orma di sè, e che il sole va dietro all’aurora lucente come un uomo va dietro alla donna. Ma come mai, con piedi tanto piccoli, anzi senza piedi, l’aurora può correr tanto? Come mai, nella gran corsa celeste che si descrive dai Vedi vien detto che l’aurora si mostrò rapida fra tutti gli Dei e vinse la prima corsa?

Il miracolo si compie sopra un gran carro luminoso, rapidissimo, al quale sono aggiogati e con rosee redini infrenati rosei cavalli rapidissimi, I due cavalieri e Dioscuri vedici, gli Açvini incontrano nel cielo la bella figlia del sole, l’aurora, e mossi da affetto per questa loro bella amica e sorella, per questa Elena vedica, desiderosi che vinca essa la corsa celeste, le imprestano il loro proprio bel carro; perciò vien detto nell’inno 116° del primo libro del Rigveda, che l’aurora arrivò prima alla meta celeste, vincendo la corsa, e nell’inno 124°, che arrivò e splendette prima nel cielo. Quando il sole è vicino a raggiunger l’aurora, l’aurora scompare, e il sole ne perde la traccia. Ed ecco come un mito si trasforma in