Pagina:Monete inedite dell'Italia antica.djvu/33

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la quale confronta con quell’altra, forse della stessa epoca:


Sic TE semper AMET VENVS. . . .

(martial., l. VII, n. 89, v. 4), non avrebbe alcun significato; e perchè SINCERVS essendo maschile deve riferirsi a persona, quantunque sincerum o sincerissimum potesse ben dirsi il vino pompejano di X anni (plin., 1. XIV, c. 8). Ma l’apposita unione delle due voci SINCERVSIS, e la picciola linea orizzontale che sovrasta V e che vale a dividerle, toglie ogni dubbio, perchè venga supplita la finale S in luogo di M, la quale per altro manca pure nella parola ORTV, ed è in queste iscrizioni sovente omessa.

Che anche, a Venere fu sacra la tutela degli orti, si ha da questo luogo di Varrone : horti Veneris tutelae assignantur (L. L. l. V, p. 48), e dall’altro di Plinio : hortos tutelae Veneris (l. XIX, c. 19); sappiamo inoltre che negli orti Sallustiani di Roma fuvvi un tempio sacro a Venere con l’iscrizione: AEDITVI. VENERIS. HORTORVM. SALLVSTIANORVM (varro, R. R. c. I, p. 39).

Altra spiegazione diversa affatto dalla precedente avrà quest’epigrafe, se VENVS vorrà intendersi puella, come in quel di Lucrezio (l. IV, v. 1181) :

Nec Veneres nostras hoc fallit. . . .

La fanciulla allora che amar deve il garzone, potrebbe con espressione pompejana appellarsi VINARIA (bonucci, Pompei p. 173), essendo la guardiana dell’hORTVm, cioè di quel luogo appunto dove riponeasi il vino (colum., l. IV, c. 18); sebbene nel senso del greco κῆπος, si trovi anche adoperata questa voce in un epigramma dell’Antologia (t. I, p. 686 Burm.)