Pagina:Moneti - Cortona convertita, 1797.djvu/38

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4 CANTO

     

VIII.


Sopra de’ fatti altrui han per usanza
     Il far su le botteghe esperienza,
     Ed i Frati imitar dell’Osservanza,
     Col darci spesso ancor qualche sentenza;
     E con estratti d’anima in sostanza
     Fanno de’ vizi altrui la quintessenza;
     E spie vi sono ancora in scritto, e in voce
     Fin tra color, ch’han sul gabban la Croce.
     

IX.


Sono per vanità così ambiziosi
     Gli Uomini, e Donne nel seguir l’usanza,
     Che molti fanno per vestir pomposi
     In debiti cangiare ogni sostanza:
     Si scorgon quivi pur certi fumosi
     Ricchi di roba, e scarsi di creanza
     Pavoneggiarsi con la nera cappa;
     E poco fu, che abbandonar la zappa.
     

X.


Alcuni poi tra’ cittadini eletti
     Dalla fortuna, senza discrezione
     Danno agli Artieri come a lor soggetti
     Il titol di canaglia, e di barone;
     E v’è chi con eretici concetti
     In mente ancora ha tal proposizione;
     Che dal Plebeo il Nobile diviso
     Abbi luogo più degno in Paradiso.