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Cosa strana che qui tacque di Orazio. Di Sulmona egli parla così:

Sulmo mihi patria est gelidis uberrimis undis.


Al loro poeta i Sulmonesi hanno dedicata una pubblica statua; un’altra assai lontana di là glie la posero gl’Italiani in Tomi, ed è del Ferrari. Quella prima dovrebbe ritrarre Ovidio cortigiano di Augusto, che ride e detta i libri Amorum; quell'altra invece Ovidio disgraziato, che piange la sciagura in cui è incorso e gli errori suoi in mezzo agli Sciti, e canta le Tristie. Certo la sorte dell’illustre esule fu ben dura, eppur meglio sopportabile di quella, che era toccata a Perseo Re di Macedonia, confinato tra i Marsi nella rocca ciclopica di Alba Fucentia, dove pianse patria, gloria, reggia e libertà, e per disperazione si diede la morte. Nel catalogo degli antichi abruzzesi illustri sarebbe da mettere eziandio Adriano imperatore. Egli nacque in Italica nella Spagna, però la patria della famiglia sua fu Hadria nel Piceno.

Al tempo di Costantino Magno, essendo l’Italia divisa in 18 Provincie, le terre abruzzesi ne componevano il Picenum, la Valeria ed una parte del Samnium. Delle quali tre la seconda prese il nome, sia dalla via consolare, sia da Valeria città de’Marsi. Si noti che il vocabolo Aprutinum non si ritrova tra le suddette provincie.