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CAPITOLO IX.

S. Maria del Lago di Moscufo, S. Angelo di Pianella.


Moscufo è un piccolo paese che siede a cavaliere di lietissima e ridente collina, rivestita di pampini e di ulivi. Vi si gode un’aria saluberrima ed un incantevole panorama: lo sguardo, che si spinge lontan lontano, va a perdersi in un orizzonte sterminato; e tu, tra quelle alture, in quella solenne quiete, contempli serenamente, nelle meste ore del tramonto, le gaie ville, i mille abituri sparsi all'intorno, la rigogliosa campagna; e l’animo tuo sente il bisogno di sublimarsi verso l’infinito, e cercare nella pace beata della solitaria natura un conforto agli acerbi dolori ed alle tristezze della vita! A’suoi piedi serpeggia tra sasso e sasso il Lavo, che, congiuntosi poi al Fino, irriga tutta quella valle fertile ed amena, e per un letto larghissimo e roccioso, va dopo molti giri e rigiri a perdersi nell'Adriatico, a guisa di striscia sottilissima e lucente.

Gli archeologi ricordano una città ad un trar di mano da Moscufo, forte fin da’ tempi Romani, e distrutta poi da Silla o dai barbari, che tennero le nostre terre alla caduta dello Impero. Quale nome ebbe questa Città? Lo ignoriamo. Pare che i cittadini riparassero in un luogo elevato, e meglio munito, più dalla epigrafe, la quale ricorda che il monumento venne eretto nel 1390 dal nobile Bucciarello figlio di Giacomo Bartolomeo di Montone.

In S. Antonio di S. Omero il Palma trovò degna di ricordo una grossa lapida di una sepolcro in pietra dura, rappresentante in basso rilievo ed al vero un guerriero giacente, vestito di maglia, tenendo con ambe le mani larga spada distesa fra le coscie e posando la testa su di un origliere, il tutto lavorato con grande artificio e con finezza intagliato.

Delle epigrafe non rimanevano che queste parole:

Hoc sepulcrum fecit fieri nobilis


l'altra parte, perduta e dispersa, diceva:

et prudentiae pater Mucius Manducii de Canzano.


Non si sa chi fosse costui, quando fiorisse e quale posto avesse occupato nella milizia. Il monumento rivela lo stile della fine del XIV, o de’principi! del secolo XV.