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fu fabbricata la nave superiore di detta Cattedrale; ed egli edificò la cappella dedicata alla nascita di nostro Signore, ora fatta officiare dalla compagnia delle donne, cognominata di Maria Vergine nostra Signora, quale cappella era chiusa con una cancellata di ferro, che si serrava con chiave. La dedicò per sepoltura ai Pontefici. Volle anche il detto Vescovo essere sepellito in detta Cappella, siccome fino a questi nostri tempi si vede la sepoltura, con suo ritratto in marmo con questa iscrizione:

HIC REQUIESCIT

DOMINUS NICOLAUS DE URBE

EPISCOPUS APRUTINUS

QUI OBIIT A. DOMINI MCCCLV.


Cosi il Muzii nella sua Storia ms. di Teramo, dialogo 2° 1.

Antichissima, come noi abbiamo ricordato, è la Chiesa Aprutina, la quale, se non venne innalzata a Sede Episcopale fin dal tempo degli Apostoli, come lasciò scritto l'Ughelli: Lumen Evangelii hansit jam inde Apostolorum temporibus, dignitateque Episcopali

  1. L’Antinori nelle sue Schede manoscritte, possedute dal mio chiarissimo amico il Marchese Dragonetti, e da lui generosamente donate alla Biblioteca Provinciale di Aquila, lasciò notato che «Nicolò degli Arcioni aveva edificata la parte superiore di sua nuova Cattedrale con Cappella con sepoltura dei Vescovi, Se ne mori, ed in quella fu sepolto con epitaffio modesto e col suo ritratto in marmo. Si appose poi nel muro a man destra altra iscrizione in versi esametri alludenti al cognome Arcione, e ad un Giovanni, ivi pure sepolto:
    Urbe sola fato facta voceni intuìit Archion

    Ouem los Patris habet proprio sub nomine Colam,

    Et geminis decem secundus aree Monarcus

    Johannes cathedrat letum sub teneris annis

    Pontificat lustris pluris, quam vite septenis

    Et vixit multo populi sub famine foelix.

    Hic jacet in aula dicata numini sancto

    Quos una dies par poena locusque peremit

    Ad gloriam parem, gladius nec defuit idem

    Haud exitus spargit, quos vita cara nerescit

    In charitate quorum plebs altare duodena

    Ad Regna polorurn Praesulem deducat amoena.