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se quinque milia modiola inter terram et aquam intra mare1. Troviamo una seconda menzione di questo porto nella celebre bolla che Papa Anastasio IV spedì al Vescovo Aprutino Guido addì 27 Novembre 1153, conservataci dal Muzi2, nella quale, determinandosi i confini della Diocesi Aprutina, si ricorda la Chiesa di San Flaviano cum castro, portu et omnibus pertinentiis suis: e finalmente un terzo ricordo ce lo fornisce il Camera3, il quale pubblica un Diploma del 22 Marzo 1328, XI Indizione, XIX anno del regno di Roberto, col quale costui autorizza Bentevegne, Bensustegna e Bulcatius (padre forse di Giovanni Boccaccio) ad estrarre dalla Puglia un carico di 400 tomoli di cereali, che spedivano al porto di Pescara — et Sancii Flaviani de aprutii provincia — Da cotali documenti chiaro apparisce l’importanza di questo porto, appartenuto all’antico Castrum Novum, fiorente fino al 1328; mentre, e in quest’epoca e negli anni precedenti, noi non troviamo menzione alcuna degli altri porti costruiti sul Vemano, ov’era anche un emporio de’ Pretuziani, e sul Matrino, di cui più sopra abbiamo tenuto parola, pur essi celebri a’ tempi di Roma.

Il nome di Castrum Novum accenna senza dubbio alcuno ad altra città, di più remota antichità, innalzata nel medesimo luogo; e gli avanzi di alcune opere embriciate, sottoposte ai musaici Romani nell’istesso suolo di Castro, ed altri antichi edifizii sono chiara prova dell’esistenza di un fabbricato anteriore. Ed a questo fatto, a cui i nostri scrittori non han dato peso di sorta, a me sembra doversi attribuire somma importanza, imperocchè esso proverebbe, se non altro, che il nostro Castrum ebbe vita e civiltà più antica della stessa capitale del Pretuzio Interamnia. Ma a quale de’ popoli, che in tempi diversi signoreggiarono nelle nostre contrade, debba attribuirsi la gloria di aver fondata questa Città anteriore a Castro, noi non possiamo, neppure con probabilità, accertare. Furono i Siculi, i Liburni, gli Umbri, gli Etruschi, ovvero i Galli?

Non i Liburni, de’ quali non rimaneva ai tempi di Plinio che la sola Truentum: quod solum Liburnorum in Italia reliquum est: non

  1. Questo documento, creduto apocrifo da alcuni critici, è stato valevolmente e vittoriosamente difeso da Monsignor Coppola (v. Dissertazione sopra gli atti di S. Massimo).
  2. Storia di Teramo di Mutio Mutii, ms.
  3. Annali delle Due Sicilie — Vol. 2°.