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rava di consentire. Ora, dunque, di questa polemica restano in piedi solo alcune giuste osservazioni parziali del Müller; ed eccone un piccolo saggio.

Di due o più voci latine, esprimenti sostanzialmente la stessa idea, è naturale che gl’invasori preferissero quella, che nel suono ricordava meglio la corrispondente germanica; ed è quindi anche naturale che la voce preferita da loro finisse spesso col prevalere. Per esempio, i Romani, per dir fuoco, dicevano ora focus, ora ignis; ma focus fu preferito nelle nuove lingue, perchè più vicino al tedesco feuer (fuoco) e funkeln (scintillìo, scintillare).1 Per dir grande, i Romani dicevano ora grandis, ora magnus: grandis fu preferito, perchè più affine a gross, il quale ci diede inoltre anche la forma grosso. Per dir lasciare, i Romani dicevano laxare o sinere; ma laxare fu preferito, perchè più simile all’antico alto-tedesco làzan, gotico letan, che è poi il moderno tedesco lassen.2

  1. Il fatto che focus fu preferito anche in luoghi dove la ragione delle invasioni non può farsi valere (a Venezia, per esempio, e in Sicilia: fogo, focu), indebolisce, sì, ma non distrugge l’osservazione del Müller; perchè nessuno è in grado di dimostrare che, senza l’aiuto di feuer e funkeln, focus sarebbe prevalso ugualmente anche altrove, una volta che di queste doppie voci è comunissimo il caso che una ne attecchisse in un luogo, una in un altro.
  2. Dovendo ancora citare altre parole de’ vari idiomi germanici, sarà bene ch’io metta qui le quattro principali divisioni di questo gran ramo della famiglia indoeuropea, come son date dal Whitney (Op. cit, pag. 220-22): “1. Il meso-gotico, o dialetto dei Goti della Mesia, conservato solo da parti di una traduzione della Bibbia, fatta dal loro vescovo Ulfila, nel quarto secolo dell’êra volgare; dialetto estinto da lungo