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Pagina:Morelli - La donna e la scienza.djvu/12

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VIII



Posto ciò cosa può esservi di più ragionevole degli sforzi generosi di quei rispettabili ingegni, che come l’avv. sig. Salvatore Morelli cercano liberare, nobilitare, illuminare la donna? Se da lei dipende la moralità d’un popolo, non dev’essere ella dapprima l’incarnazione della più alta e della più pura morale? Se ogni uomo qualunque siasi la sfera della sua attività, cerca nell’approvazione della donna la ricompensa dei suoi lavori, non fa mestieri, che il sesso femineo sia iniziato ai misteri dell’intelligenza, per appreziare degnamente gli sforzi di coloro, che si consacrano a discoprirli nel laboratorio della scienza?

Taluni sostengono che la donna è inetta alla scienza: l’è cosa risibile udire Adamo far questo rimprovero ad Eva, senza la quale egli avrebbe fin oggi mangiato di tutti j frutti del Paradiso all’infuori della formidabile mela, che Iddio avea serbato a se solo. Spinta dall’istintiva curiosità verso l’ignoto, la donna è stata la prima a mettere un piede audace sotto le volte d’ombre e di lampi dove risiede il principio delle cose! Ella fu la prima a profferir la parola, che sarà l’eterna gloria della razza umana, ed il pegno del nostro progresso: io voglio assimilarmi a Dio!

Se la scienza fosse nient’altro, che un secco e penoso calcolo, diremmo forse anche noi, che essa non conviene alla donna; ma la scienza si nutrisce di tutte le facoltà della vita: essa vola sulle ali dell’immaginazione, essa si snuda all'istinto ingenuo, al cuore tenero, essa discopre le sue profondità alle menti assetate dell’infinito. La scienza è la poesia per eccellenza, e Pitagora, Archimede, Copernico, Galileo, Newton, Kepler, Humbold, Alessandro Volta, Arago, sono i più grandi fra i poeti. Non è a dubitare che la