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venire dei loro cari fanciulli. Lo spirito delle donne Napoletane è acuto per quanto è bello il loro corpo. Molte fra esse lasciano nella storia nomi amati, e riveriti. Giuseppina Guacci, Laura Terracina, Laura Mancini portano nobilmente il diadema della donna; nel suo volo all’eterna giustizia Eleonora Fonseca Pimentel, non è abbastanza innalzata fra le stelle, da non farci cadere sulla fronte le gocce del suo sangue prezioso. Fin adesso un atmosfera sepolcrale à impedito fra le donne lo sviluppo di queste doti naturali, ma oggi debbono affrettarsi d’ubbidire a questa voce che le chiama al pensiere, all’azione, all’orgoglio di se stesse, alla vita. Non ci è oggi che a solamente veder le donne Napoletane, per riconoscere che manichi loro qualche cosa: esse difettano precisamente di quel che manca all’uccello rinchiuso in una gabbia, dello spazio necessario per isvolgere le loro più nobili facoltà. Confinata nella strettissima sfera dei lavori e dei piaceri materiali, la loro auima si scema e si annoia, mentre che il loro corpo s’impingua. Entrino dunque nella larga sfera del progresso umano dove la loro influenza sarebbe sì feconda; si rispettino, si illuminino, e diverranno più felici divenendo più forti.
C. Katski.