Pagina:Morselli - Carlo Darwin, Milano-Torino 1882.djvu/15

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con un volume sui Cirripedi fossili, in cui si descrivono oltre ai Lepadidi ed ai Balanidi anche i Verrucidi, e si dimostra la grande ed eletta erudizione del Darwin nella paleontologia. Le pubblicazioni furono fatte a spese della Società paleontologica e della Società di Ray, quando il loro autore era conosciuto soltanto pel viaggio della Beagle: il che prova la stima che già godeva il Darwin fra gli scienziati inglesi e l’importanza delle sue ricerche, per le quali la stessa Società Reale, il corpo scientifico più reputato del Regno Unito, gli decretava nel 1853 la grande medaglia d’oro. Ma io debbo aggiungere che questo lavoro sui Cirripedi deve avere sospinto sempre più il Darwin nel formulare nettamente a se stesso la soluzione del grande problema di tutta la sua vita: egli ebbe modo di apprezzare con esso il valore delle classificazioni sistematiche, di comprendere la poca saldezza del concetto cuvieriano del genere e della specie, infine di rafforzare la propria esperienza pratica intorno alle modificazioni naturali delle forme animali, sia secondo le epoche geologiche, sia secondo le condizioni di vita.

III.

Verso la metà del presente secolo le condizioni delle scienze biologiche erano ben diverse da quelle d’adesso. I botanici ed i zoologi erano semplici classificatori, il cui lavoro principale pareva essere soltanto quello di descrivere e disporre in apposite caselle tutte le forme viventi; sebbene il vecchio concetto di specie, e più ancora i concetti di genere, di famiglia, d’ordine e di classe si vedessero minacciati da prossima rovina. Le esperienze fisiologiche erano giudicate chiuse ai naturalisti di professione; le ricerche sui costumi degli animali, inutile svago della curiosità più volgare; le indagini aventi uno scopo sintetico sulle leggi generali della morfologia comparata, rese quasi impossibili per i pregiudizii dominanti nelle scuole e propugnati dalle Accademie: inibiti al botanico ed al zoologo l’occuparsi del passato e del futuro delle specie viventi, il tentare di riunire le disgiunte trame del mondo organizzato, l’elevarsi insomma a qualsiasi concezione teoretica. Le «ipotesi» erano sbandite dalla arcigna e disdegnosa scienza ortodossa; al dire di scienziati anche illustri, lo scopo unico degli studii zoologici e botanici doveva essere quello di studiare i caratteri più obbiettivi ed estrinseci degli esseri na-