Pagina:Morselli - Carlo Darwin, Milano-Torino 1882.djvu/33

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differenti di forma e di funzioni, cosicché quella pianta singolare avrebbe sei sorta di pollini e tre forme di stili. Onde provare queste differenze e dimostrare che l’adattamento di tanti stami e pistilli era essenziale per la fertilità del Lythrum, il celebre scienziato dovette eseguire duecento sedici esperimenti: ora, coloro che conoscono la difficoltà di esperimentare sull’ibridismo d’una pianta a fiori larghi, semplicissima di forma e di struttura, comprenderanno quanta attenzione e quanta delicatezza furono necessarie per allontanare ogni sorta di errori. Ma intanto il Darwin scoprì la ragione di molti fenomeni oscuri della biologia vegetale e provò come la natura sapesse armonizzare tutte le più complesse modificazioni degli esseri organici per il loro adattamento continuo alle condizioni di esistenza, e com’essa vi pervenisse col mezzo degli insetti. Certo nulla è più naturale di questa funzione di pronubi esercitata dagli animali a favore delle piante; ma ciò che a prima vista sembra assai semplice è sempre al contrario il risultato delle scoperte di uomini di genio. Così è agevole comprendere adesso perché le piante a fiori brillanti, con forti olezzi o con secrezioni zuccherine siano fecondate per mezzo degli insetti, e perché invece le piante a fiori oscuri, o con polline poco coerente, lo siano invece per opera dei venti; ma intanto da un fatto così tenue all’apparenza, Carlo Darwin trasse la conclusione che prima dell’esistenza degli insetti nutrientisi di miele, la vegetazione del globo non poteva portare nessun fiore splendido per colore ed odore, ma doveva invece consistere in piante analoghe agli attuali pini, quercie e simili.

Si può dire che fino al 1865 la biologia discuteva ancora, senza speranza di risolverlo, il problema delle differenze fra gli animali e i vegetali, giacché il movimento e la sensibilità elevavano, secondo alcuni, una insuperabile barriera fra i due regni; ma l’opera che il Darwin pubblicò allora sulle Abitudini e sui movimenti delle piante rampicanti (1865) tolse ogni valore alla distinzione basata su quelle due funzioni. La struttura e le funzioni degli organi diversi per mezzo dei quali le piante si arrampicano e si attaccano agli oggetti esterni od alle altre piante, studiate da lui in tutte le famiglie del regno vegetale e secondo tutte le modificazioni che esse subiscono, rivelarono che le piante si arrampicano per arrivare, in mezzo agli ostacoli, alla luce, e per esporre colle loro foglie una più larga superficie alla sua azione ed all’aria con molto risparmio di sostanza organizzata e perciò