Pagina:Morselli - L'uccisione pietosa (L'eutanasia), Torino, Bocca, 1928.djvu/37

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Inghilterra s’è udita qualche voce di medico non respingere in modo assoluto l’eutanasia; sul più autorevole periodico britannico di Medicina, la “Lancet„, un insigne chirurgo, Direttore di un grande Ospedale di Londra, si chiedeva esitante se le nostre troppo assidue cure verso alcune categorie di infermi in preda a dolori indicibili e fatalmente votati a morte, non siano dovute ad un senso errato di carità ed umanità. Fra i medici italiani, il prof. Ughetti di Catania, brillante scrittore su argomenti varî di Deontologia medica, sembra avere adottate le medesime idee rinnovatrici, o, almeno, esservi propenso.

Ma sono specialmente i poeti, i romanzieri, i pubblicisti, che con più o meno aperta parola ne hanno patrocinata la causa. Il Wells e il Benso in Inghilterra, coi loro romanzi avveniristici Anticipazioni e Il padrone della Terra; Guy de Maupassant nella sua novella L’addormentatrice, e il Binet-Valmer nel romanzo La Creatura in Francia; Edoardo Rod nel racconto La Sacrificata in Svizzera; Maurizio Maeterlink nel suo libro famoso La Morte in Belgio, hanno rivestita di bella forma l’idea dell’omicidio per compassione.

Un valente diplomatico francese, che ha avuto in questi ultimissimi tempi post-bellici incarichi delicatissimi in Oriente e che è anche uno scrittore fornito di non comuni doti letterarie, Maurizio Paléologue, ha introdotto in un suo bel romanzo il personaggio di un medico eutanatista, il “Dottor