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Del Paraguai. 7

introdotta che sia, possano sradicarla. Il divieto e le gravissime pene imposte da i Turchi e Persiani, la Politica perversa, la pluralità delle Mogli, l’odio de’ Sacerdoti Maomettani, o Gentili, l’esempio cattivo de gli stessi Cristiani, l’interesse, e simili altre cagioni ed accidenti, o han precluso, o precludono l’adito al Vangelo in tanti paesi, o non gli lasciano far progressi nè alte radici. Fioritissima Cristianità s’era piantata nel Giappone: un fiero temporale, mosso, per quanto si crede, dalle suggestioni di chi professa bensì il nome di Cristiano, ma niuna difficoltà pruova a sacrificar la Religione al proprio interesse, all’improvviso la schiantò. Le disgrazie occorse al Cristianesimo della Cina, di Siam, e d’altri luoghi, non occorre rammentarle. Ad altre vicende son rimaste esposte le Missioni del Tunchino, della Cocincina, di Pegù, del Malabar, e d’altri paesi marittimi dell’Indie Orientali. Ora a me sembra, che la sola Cristianità del Paraguai goda de i singolari privilegj, e che sopra di quella piovano tutte le benedizioni di Dio; e però d’essa mi son’invogliato di scrivere, acciocchè chiunque de’ Cattolici arriverà a leggere queste poche notizie, occasione abbia di benedir Dio, all’osservare, come egli si sia fabbricato un Popolo eletto in que’ barbari e sconosciuti paesi. E tanto più volentieri ho prestata la mia penna a questo argomento, quanto più considero, che poco o nulla si sa, massimamente in Italia, del Paraguai, e molto meno come sia ivi con felicità mirabile allignata e radicata la vera Fede di Gesù Cristo. Però dar si potrebbe, che qualche obbligazione mi professassero un dì i Lettori, per averli io condotti senza loro incomodo e spesa a conoscere quella vasta parte di Mon-