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62 Il Cristianesimo Felice

lor traffico, se ciò succedeva: non si può dir quanti ostacoli posero, affinchè non si effettuasse il piissimo di lui disegno. Vero è, che vane furono tutte le lor batterie, perchè l’intrepido servo di Dio nulla curando i rispetti umani, diede principio a i suoi viaggi, e alle Apostoliche sue fatiche, le quali riuscirono poi molto fruttuose; ma non per questo lasciarono quegli schiavi dell’umana cupidigia di continuar l’infame lor mestiere, finché i Missionarj, per difendere i loro cari Neofiti, ed anche gli altri Indiani, coraggiosamente ne portarono le lor querele alla Real’ Udienza di Chiuchisaca, acciocché si provvedesse a così empia crudeltà. Perchè alzossi a proteggere l’iniquissimo traffico una persona di grande autorità e ricchezza, non si attentò quel Magistrato di prendere sopra ciò risoluzione alcuna, ma rimise tutta la causa al Principe di Santobuono Napoletano, che dopo 1’ Anno 1710. era stato inviato dalla Corte di Spagna per Vicerè e Capitan Generale del Perù. Appena quello savissimo Signore, della cui Pietà ed onoratezza posso anch’io rendere buona testimonianza, per averlo praticato in Bologna, ebbe inteso questo obbrobrioso disordine, che con generosità Cristiana pubblicò tosto rigorose provvisioni, vietando sotto pena dell’esilio, e del confisco di tutti i beni a chichessia il vendere e il comperar da lì innanzi alcuno Indiano, condennando ancora qualsivoglia Governatore, che ciò permettesse, alla privazion dell’Ufizio, e al pagamento di dodici mila Pesi da tredeci Reali l’uno. Così cessò con giubilo e plauso de’ veri Spagnuoli quella detestabil violenza e mercatura; ed è ben da credere, che tuttavia si osservi così giusto e lodevol decreto.