Pagina:Mussolini - Il mio diario di guerra, 1923.djvu/156

Da Wikisource.
146 benito mussolini

non sapevano come fare, nè dove recarsi. Noi ci fermammo a Ivaro, altri a Rigolata. Donne e bambini piangevano. Scene da piangere. Siamo rimasti lontano quaranta giorni che mi sono sembrati quarant’anni. Ma se tornassero un’altra volta, io non partirei più, anche se fossi sicura di morire fucilata da quei cani. Sono tanto vecchia! —

Ma il caso non si ripeterà. Le nostre difese nella zona dell’Alto Degano sono semplicemente formidabili. Scendere, significa votarsi all’inutile massacro.

Partenza per Comeglians. Nel prato sono rimasti alcuni bersaglieri ritardatari. Due sono ubriachi fradici. Li portano via in barella. Lungo la strada, oltrepassiamo altri soldati, che il soverchio vino bevuto ha gettato a terra. Spettacolo non edificante! La guerra nelle retrovie è così. In prima linea il soldato è sobrio e schietto. Giunto nelle retrovie, riprende le vecchie abitudini della bettola mistificatrice. Ecco Comeglians. Grazioso. I suoi dintorni sono, certo, fra i più panoramici di tutta la Carnia. Questa regione afferra il cuore.


29 Aprile.

Mattinata di sole radioso. I boschi offrono all’occhio tutte le più delicate sfumature del verde primaverile, C’è della gioia nella chiarezza diafana dell’orizzonte, nel Degano che rompe le sue acque impetuose fra i sassi, nel bianco della chiesa soli-