Pagina:Neera - Addio, Firenze, Paggi, 1897.djvu/128

Da Wikisource.
114 addio!


ancora? — dubbi amarissimi e cocenti sospetti fra cui l’amore, l’orgoglio e il dovere combattevano fiere battaglie.

Ma egli venne — e tanta speranza riluceva ne’ suoi occhi, tanti desiderii frementi e giulivi irrompevano dalle sue labbra che ebbi l’intuizione di una nuova tortura: dover uccider io stessa la mia felicità — avere in mano la coppa dell’amore e spezzarla!

Per quanto le angoscie e i rimorsi avessero smorzato in me l’ardore dei sensi, pure, quando lo vidi bello e appassionato slanciarmisi incontro, interrogarmi co’ suoi occhi profondi, allacciarmi nelle sue braccia che l’eccesso dell’emozione rendeva tremanti, quando sentii palpitare il suo cuore, quando la sua voce rotta dai singhiozzi trovò una nota per dirmi: Sei mia! — o misera, una tentazione irresistibile mi balenò nel pensiero. L’amore prorompendo di sotto il giogo, anelava alla libertà, e nei vortici del sangue tumultuoso, fremendo, mi schiudeva un eden di delizie, un estasi entro cui nuotava come in un pelago incantato l’accesa fantasia. Vidi