Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/161

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Debolmente Minna chiese ancora:

— E non venne... nessuno?

— Nessuno, – fu la risposta.

La parola semplice, chiara, cruda, cadde colla secchezza sonora di una percossa sulla sensibilità dolorante dell’inferma che tornò a chiudere gli occhi mentre un sospiro invano represso sollevava la rimboccatura delle coltri; e il pensiero già apparsole una volta repentino, fuggitivo, informe, le si riaffacciò col bagliore istantaneo di una lama snudata: Non mi ama!

Ma ella era troppo sfinita allora per soffermarvisi. Il dolore stesso appena sorto, dilagava, moriva in una crisi di languore che la distese cerea sul guanciale.

Da quando Minna si era stabilita per volontà di Filippo in quella casa di campagna egli non era venuto a trovarla che una sol volta. E pochi giorni prima, nella imminenza del grande avvenimento dove tutta la vita di Minna era concentrata, ad un suo telegramma che suonava un grido disperato di richiamo Filippo aveva risposto con una lettera scusandosi di non poter accorrere subito per gli impegni che lo trattenevano in città.