Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/167

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vrebbe desiderato; egli invece continuava a tacere bevendo l’acqua a piccoli sorsi. Era singolare l’impressione di lontananza che le dava la massa nera del corpo di lui, come se in luogo di un bicchiere d’acqua stesse fra loro uno sconfinato mare.

Che cosa dirgli per attirare la sua attenzione?

— È molto tempo che non vedi Stello? — mormorò alfine.

— Stello?... Ti interessa? È curioso. Anch’egli mi chiese un giorno di te. Gli risposi che sei andata in campagna per salute.

— Che angelica creatura!

Filippo alzò le spalle:

— Bisogna essere uomini e non angeli.

— Stello è giovane ancora, si farà. Ha tanto sentimento, tanto desiderio di bene e poi ti ama e ti ammira così sinceramente!

Filippo rise di un riso crudele. Rideva sempre così quando voleva dire una cattiveria.

— Toh! un’idea. Dovreste sposarvi voi due.

Il bicchiere rovesciato lasciava cadere